16 PONTE DI LEGNO – VAL MARTELLO
Tappa nel dominio del metamorfismo e nelle morfologie glaciali. Il percorso si snoda nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Il primo tratto, da Ponte di Legno al Passo di Gavia GPM, è subito in salita, tra alti rilievi alpini profondamente modellati dall'erosione glaciale, con numerosi circhi ad ampiezza diversa, valli dal profilo trasversale tipicamente a "U", soglie, valli sospese. In alcune porzioni più rilevate sono ancora visibili lembi di ghiacciai, ormai quasi totalmente ritirati.
Le formazioni affioranti, prevalentemente metamorfiche e cristalline, sono caratterizzate in massima parte da filladi e micascisti e, in subordine, da granuliti, gneiss, migmatiti, graniti e granodioriti, talvolta coperti da lembi di depositi glaciali.
Il reticolo idrografico non si presenta molto sviluppato: sono visibili ampie zone in cui è preponderante il dilavamento superficiale; corsi d'acqua di modesta portata e a carattere stagionale si sono impostati nelle valli glaciali preesistenti, alimentati prevalentemente dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacci. Sono presenti numerosi laghi glaciali di diverse forme e dimensioni. Il suolo è coperto da prati di alta quota, depositi morenici e detriti di falda nelle aree meno acclivi, da roccia nuda nelle restanti aree.
Si scende poi lungo la Valfurva, che presenta in tutta la sua estensione la tipica morfologia fluviale con versanti a "V"; le formazioni affioranti sono omogenee e caratterizzate da filladi e gneiss.
Il percorso raggiunge Bormio, località famosa non solo come stazione sciistica, ma ricca di storia, in parte legata alle terme già note in epoca romana. Le acque termali, solfato-alcalino-terrose, sono riscaldate per l’effetto del gradente geotermico dopo essere penetrate in profondità (acque “vadose”). Quando risalgono in superficie, in prossimità della frattura tettonica dello Zebrù, hanno una temperatura di circa 41°C.
Tutta la zona è interessata da motivi tettonici importanti, collegati alla presenza della cosiddetta Linea Insubrica, che attraversa l’Arco Alpino separando ampi settori caratterizzati da diverse storie evolutive.
Da Bormio comincia l’ascesa allo Stelvio: la salita si snoda lungo la Valle del Braulio, verso la Cima Coppi, attraverso formazioni rocciose molto diverse: metamorfiche (scisti e gneiss) e dolomitiche.
La morfologia dell'area è comunque fortemente caratterizzata dalla presenza di forme tipiche dell' erosione glaciale, non ancora profondamente rimodellate da parte dello scorrimento delle acque superficiali: circhi, soglie, vallecole a "U", piccoli laghi.
Scarsa la vegetazione. In tutta l'area affiora la roccia nuda sulle porzioni di vetta, mentre i versanti meno acclivi e i pianori sono coperti da prati d’alta quota.
Tutta l’area è dominata dai monti più alti delle Alpi centrali: il Gruppo dell'Ortles – Cevedale, massicci costituiti da rocce metamorfiche, prevalentemente filladi. Ghiacciai e nevi perenni livellano la superficie topografica e occupano circhi anche di notevole ampiezza, con lingue glaciali a luoghi ben sviluppate. Ben evidenti sono le morene alla fronte dei circhi o delle lingue.
Giù in discesa sui tornanti fino a Trafoi (patria di Gustav Thoeni) sul Rio Solda, e poi sempre tra rocce metamorfiche (filladi, scisti e gneiss) lungo l’omonima valle; questa presenta profilo trasversale a "V", con fianchi stretti e a elevata acclività, incisi da numerosi solchi torrentizi, e fondo profondamente reinciso. Ritorna la copertura boschiva sui versanti.
Alla confluenza con l’Adige, si segue il fiume lungo la Val Venosta, impostata anch’essa su rocce metamorfiche: scisti e gneiss. Dal punto di vista morfologico la valle è caratterizzata da versanti a elevata acclività ed incisi, che si raccordano alla base con un'ampia pianura di fondovalle costituita da depositi alluvionali e detritici.
La morfologia è pianeggiante con regolare pendenza verso monte e con locali ondulazioni del terreno in corrispondenza di conoidi, anche di ingenti proporzioni, presenti allo sbocco nella pianura di alcune profonde incisioni sui versanti attigui.
Il corso del Fiume Adige ha andamento sinuoso, con tratti rettilinei alternati a tratti più irregolari e letto incassato in corrispondenza dei principali conoidi. La copertura del suolo è agricola e erbacea con presenza di vegetazione ripariale.
Con una brusca variazione di direzione, la Corsa si muove verso sud, risalendo lungo la Val Martello, fino al traguardo GPM. Si torna nel paesaggio glaciale di alta quota, tra litologie metamorfiche: filladi, scisti e gneiss, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, nella splendida cornice del Gruppo Ortles-Cevedale, Cima Vertana, Gran Zebrù. Le morfologie glaciali, già attraversate e ormai note, donano a quest’area un aspetto maestoso: ghiacciai dalle nevi perenni livellano la superficie topografica e occupano circhi anche di notevole ampiezza, con belle morene frontali.
Il ritiro dei ghiacciai, per effetto dei cambiamenti climatici sta modificando il paesaggio; le modalità di questo fenomeno e i relativi effetti sono oggetto di studio.
Approfondimenti:
Vai al Geoportale Servizio Geologico d’Italia
http://sgi2.isprambiente.it/geositiweb/
Breve storia geologica d’Italia
http://musei.unipv.it/Mineralogia/classificazioneMinerale.htm