7 FROSINONE - FOLIGNO
La tappa inizia dalla valle del Fiume Sacco (valle Latina), caratterizzata da rilievi terrigeni collinari costituiti da alternanze di arenarie e peliti del Miocene superiore (10 milioni di anni), intervallati da incisioni vallive. Il primo tratto corre in una piana costituita da alluvioni anche terrazzate e da vulcaniti, sia incoerenti (pozzolane) che litoidi.
Ad Alatri iniziano i rilievi carbonatici dei Monti Ernici, un gruppo montuoso con vette che raggiungono i 2000 m, costituito da calcari e dolomie di età compresa tra il Giurassico e il Miocene medio (da 200 a 15 milioni di anni), depostisi prevalentemente in un mare tropicale poco profondo, in un ambiente di piattaforma carbonatica di tipo “bahamiano”; nel Miocene invece, il mare era più temperato.
Tra Alatri e Subiaco, nel tratto attraversato dal Giro prevalgono calcari cretacici e miocenici, con rilievi non molto elevati e complessivamente con una moderata energia di rilievo, intervallati da vallecole e piane occupate da vulcaniti fini e da terre rosse. Il carsismo si manifesta prevalentemente con la presenza di doline. Boschi, arbusteti e prati formano la copertura vegetazionale dell’area.
Superati il GPM del valico di Arcinazzo e gli omonimi altipiani, caratterizzati dalla presenza di un’estesa conca riempita da peliti di ambiente lacustre/palustre e da vulcaniti, la Corsa attraversa i Monti Affilani, anch’essi calcarei, per scendere verso la valle del Fiume Aniene che borda i Monti Simbruini.
Il gruppo montuoso dei Simbruini raggiunge i 2156 m con il Monte Viglio. Sono costituiti da calcari e dolomie analoghe a quelle dei Monti Ernici; nella zona di Vallepietra, affiorano anche dolomie più antiche di età triassica (circa 220 milioni di anni). L’energia del rilievo è più elevata, con profonde valli delimitate da versanti acclivi, con rupi e pareti rocciose. E’ presente un forte modellamento carsico con le tipiche forme, tra cui conche e ripiani, sede di depositi eluvio-colluviali (terre rosse). La copertura del suolo è boschiva, prativa sui piani carsici.
A Subiaco, superata una placca di travertino, si costeggia la Valle dell’Aniene fino ad Agosta, attraverso un paesaggio collinare caratterizzato da litologie terrigene: arenarie, marne e argille. Superati i rilievi calcarei di Marano Equo, si arriva alla valle compresa tra i rilievi di Arsoli ad est, e quelli di Roviano-Riofreddo ad ovest. Questi ultimi rappresentano una porzione delle propaggini orientali dei Monti Sabini a prevalenti litologie calcareo-marnose, il cui fronte costituisce una tratto della linea tettonica Olevano-Antrodoco, limite geologico dell’Appennino settentrionale.
La tappa arriva alla piana di Oricola, una conca intermontana attraversata dal fiume Turano e colmata da conglomerati, sabbie e argille fluvio-lacustri e da vulcaniti. A sud-est si elevano i rilievi carbonatici dei Monti Simbruini, mentre a ovest la piana è delimitata dai Monti Sabini.
Lasciata la piana la tappa costeggia la Valle del Turano che in questo tratto attraversa alternanze di arenarie e peliti, analoghe a quelle di Frosinone ma un poco più giovani (circa 7 milioni di anni).
Arrivata allo sbarramento artificiale del Lago del Turano, la strada costeggia il versante occidentale della struttura Monte Cervia – Monte Navegna, propaggini orientali dei Monti Sabini che vengono attraversati all’altezza del paese di Colle di Tora.
I Monti Sabini, già citati, sono costituiti prevalentemente da calcari e marne, anche selciferi, di età compresa tra il Giurassico e il Miocene medio, deposti in un mare più profondo di quello della piattaforma laziale-abruzzese, lungo una rampa che la collegava al bacino umbro-marchigiano.
Attraversate una serie di colline con litologie prevalentemente sabbioso-calcarenitiche, si giunge alla piana di Rieti, una conca intermontana di origine tettonica formatasi per l’azione di una serie di faglie, la principale delle quali borda i rilievi dei Monti Reatini, che superano i 2200 m con il Monte Terminillo. A ovest continuano a correre i Monti Sabini. La piana di Rieti è attraversata dal Fiume Turano affluente del Fiume Velino, il quale si getta poi nel fiume Nera attraverso la cascata delle Marmore, che con i suoi 165 m è la più alta d’Europa. La piana è colmata da depositi fluvio-lacustri (conglomerati, sabbie, limi, argille) che, a partire dal Pliocene superiore (circa 2,5 milioni di anni), registrano la sua complessa storia geologica, condizionata oltre che dall’attività delle faglie che la bordano, anche dall’evoluzione nel tempo della soglia di travertino su cui è impostata la cascata delle Marmore, che ostacolava il deflusso delle acque del Velino favorendo così la formazione di stagni e paludi. Per bonificare l’area, permettendo il deflusso delle acque stagnanti, nel 271 a.C. i Romani scavarono un canale che sfociava dove adesso ci sono le cascate. L’opera di canalizzazione subì modifiche fino alla fine del ‘700, per arrivare poi agli attuali impianti idroelettrici. I laghi Lungo e Ripa Sottile rappresentano ciò che rimane dell’originario specchio lacustre.
Superati i rilievi che limitano a nord la piana reatina, analoghi a quelli che caratterizzano i Monti Sabini, e attraversata la Valnerina, il percorso della tappa prosegue lungo la via Flamina fino a Spoleto. I rilievi calcareo-marnoso-silicei attraversati sono ascrivibili ora alla successione più tipicamente umbro-marchigiana, di mare più profondo.
L’ultimo tratto fino a Foligno è pianeggiante e rappresentato dai depositi alluvionali, antichi e recenti, dei fiumi principali Chiascio, Ose, Topino, Clitumno e da altri affluenti minori. L'uso del suolo è prevalentemente agricolo (coltivi irrigui, vigneti, oliveti, ecc.). Lungo il percorso, particolarmente suggestive sono le acque di risorgiva delle fonti del Clitunno.
Approfondimenti:
Geoportale Servizio Geologico d’Italia
http://sgi2.isprambiente.it/geositiweb/