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I pescatori dell’Adriatico sono pronti a pulire il mare dalla plastica

È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Marine Policy da un gruppo di ricercatori internazionale

L’Adriatico rappresenta una delle aree con le maggiori densità di rifiuti, sia galleggianti, che sul fondo del mare e sulle spiagge (Marine litter assessment in the Adriatic & Ionian seas).

Una soluzione per ridurre il problema sembra essere disponibile: permettere ai pescatori di riportare a terra i rifiuti che pescano accidentalmente. Questa pratica si chiama Fishing for Litter, perché nasce in Scozia nel lontano 2005, l’iniziativa di pulire il mare grazie all’aiuto dei pescatori. I pescatori che partecipano al progetto infatti separano i rifiuti che rimangono accidentalmente intrappolati nelle reti dal pescato, stoccandoli a bordo in appositi sacchi. Una volta a terra, i rifiuti vengono conferiti gratuitamente in un contenitore posizionato presso l’area di ormeggio.

Nell’articolo appena pubblicato sulla rivista Marine Policy intitolato “Fishing for Litter in the Adriatic-Ionian macroregion (Mediterranean Sea): strengths, weaknesses, opportunities and threats”, gli autori hanno esaminato i punti di forza e le difficoltà incontrate nel coinvolgimento dei pescatori nella pulizia del mare nei paesi che circondano l’Adriatico. Tra il 2014 e il 2016, infatti, 124 pescherecci dislocati in 15 porti tra Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro e Grecia hanno rimosso dal mare 122 tonnellate di rifiuti, principalmente plastica, grazie alla realizzazione di progetti pilota di Fishing for Litter nell’ambito del progetto europeo DeFishGear, di cui ISPRA era partner.

Dall’indagine è emerso come i pescatori siano pronti a dare il loro contributo per la pulizia del mare, "è chiaro che i pescatori vogliono contribuire alla pulizia del mare, ma c'è un vuoto normativo non solo in Italia ma anche negli altri Paesi che si affacciano sull'Adriatico: non si sa come classificare il rifiuto pescato in mare, se si tratti di un rifiuto urbano o speciale", ha spiegato Fortibuoni, ricercatore ISPRA che ha coordinato l’indagine, "e se i rifiuti marini vengono considerati come 'speciali' il pescatore che li riporta a terra ne risulta il produttore e quindi deve assumersi la responsabilità e i costi del corretto smaltimento". Inoltre, “nella maggior parte dei luoghi di ormeggio dei pescherecci, lungo tutta la costa Adriatica, mancano idonei sistemi di raccolta dei rifiuti pescati”, aggiunge Francesca Ronchi, primo autore dell’articolo e ricercatrice dell’ISPRA, e “quindi i pescatori non hanno modo di smaltirli agevolmente”. “Inoltre servono fondi nazionali per lo smaltimento di questi rifiuti”, ha aggiunto la Ronchi, “altrimenti quando finisce il singolo progetto, non è possibile continuare con l’attività”.

La pulizia del mare è quindi solo rimandata, e intanto un recente progetto europeo chiamato ML-REPAIR, cui partecipa ISPRA, ha permesso di riprendere l’attività di Fishing for Litter in Adriatico, grazie alla collaborazione tra Italia e Croazia. Le attività si svolgono in 5 porti italiani e 9 porti croati, per un totale di 61 pescherecci coinvolti nella pulizia del mare Adriatico.