Una giornata da Lupi #4
Sulle tracce del grande carnivoro insieme ai tecnici del monitoraggio nazionale del lupo
Nell’altopiano delle Murge
La statale 90 delle Puglie ci porta da Ariano Irpino verso la pianura. I boschi e le macchie sono punteggiati del bianco di prugnoli e perastri selvatici in fiore. La mimosa con il suo giallo completa la tavolozza di primavera. Oggi è la giornata internazionale della donna ed è bello poterla festeggiare all’interno del monitoraggio del lupo in cui tutta la parte di coordinamento scientifico e tecnico e molti dei tecnici sul campo sono donne.
Sfilano lungo la via, sui crinali dei monti, i transetti che abbiamo percorso un mese fa, quando della primavera non c’era sospetto. La panda di istituto macina km e i confini di regione si colorano nella geografia altalenante della pandemia. Rosso, giallo, rosso, rosso.
Francesca Silvestri e Gabriella Rizzardini, i due tecnici incaricati da Federparchi per coordinare il monitoraggio tra Puglia e Basilicata, ci aspettano di buon mattino in un bar vicino Gravina di Puglia. Nella sospensione di un cielo grigio notiamo un altro gruppo di tecnici che vanno a studiare il cinghiale per conto del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Ne nasce un breve scambio di chiacchiere per poi proseguire, ognuno sui suoi sentieri, seguendo le tracce dei rispettivi selvatici.
Il primo transetto è un anello di circa 12 km su un crinale tra Spinazzola e Minervino Murge. Acquatetta è una delle poche zone boscate, artificiali, presenti in Puglia. “Siamo in una specie di isola di conifere in mezzo all’altopiano della Murgia e potrebbe essere un habitat ideale dove trovare il lupo” ci dice Francesca. C’è stato un incendio devastante nel 2012 ed altri minori negli anni successivi. I segni sono ovunque in alberi contorti e anneriti.
Camminiamo lentamente per cercare evidenza delle fatte. “In questa zona c’è un nucleo riproduttivo, nel 2019 era presente un sito di rendez vous, si tratta di aree semi-aperte vicine a fonti d'acqua, circondate da una fitta vegetazione che assicura la protezione dei piccoli mentre gli adulti cacciano”, continua Francesca, “Nelle nostre zone sono spesso localizzati lungo i solchi erosivi più o meno approfonditi chiamati lame”. Ha la gestione di 24 celle di campionamento in un territorio molto esteso che va dalla Murgia ad Otranto. Vive a Bari e per raggiungere i transetti più lontani può impiegare ore. Questa è una condizione comune a molti tecnici del monitoraggio nazionale del lupo.
Le celle monitorate da Francesca Silvestri (a sinistra) e Gabriella Rizzardini (a destra). I transetti che vengono percorsi ad intervalli regolari per rilevare i segni di presenza si sviluppano per circa 1100Km tra Puglia e Basilicata
Gabriella si ferma vicino ad una fatta e decide di prelevare il campione biologico. La cella di campionamento dove ci stiamo muovendo è gestita da lei. L’operazione richiede qualche minuto e deve essere condotta con attenzione e perizia. I “lupologi” hanno spesso a che fare con le feci dalla cui analisi riescono a capire moltissime abitudini dell’animale. Ma la cosa più importante nel monitoraggio è riuscire a prelevare dall’escremento quella patina superficiale di muco che contiene le cellule epiteliali dell’intestino dell’animale da cui poi si estrarrà, nei laboratori di Ozzano dell’Emilia, il Dna che caratterizzerà in modo inequivocabile l’individuo. Per trovare il muco la fatta deve essere abbastanza “fresca” e in un buono stato di conservazione che è collegato alla “fortuna” metereologica. Ma purtroppo non da tutti i campioni si riesce ad estrarre il Dna. Non è detto poi, che tutti i campioni raccolti contengano fatte di lupo, perché a volte si possono confondere con quelle di cani di grossa taglia.
Il cielo è alto oggi e le nubi ci regalano una luce drammatica e potente. A volte i panorami si offuscano in una nebbia sottile e allora la prospettiva della strada interpoderale che percorriamo e del suo muretto a secco si perde nell’indefinito.
Gabriella e Francesca lavorano da anni sul lupo ed hanno studiato a Parma e a Roma. Dopo esperienze lavorative lontano dalla Puglia sono riuscite a fare il loro personalissimo ritorno, seguendo l’espansione del lupo in questa terra. Per portare avanti il monitoraggio in territori così ampi hanno dovuto creare una rete di aiuto, fatta di contatti con i Parchi, con i Carabinieri Forestali, le regioni e i volontari. La creazione di questa rete è uno degli obiettivi del progetto di monitoraggio: una ragnatela di relazioni sul territorio che nello studio del lupo possa creare rapporti virtuosi e che faccia sistema anche dopo che il monitoraggio sarà concluso. Questa attività di relazione onerosa è stata portata avanti con riunioni, incontri formativi pratici e teorici oltre che con corsi in e-learning predisposti da Ispra. Ma la pandemia e le zone arancioni o rosse non hanno permesso alla rete di poter appieno dispiegare le sue forze.
Dopo qualche km ci viene incontro Luciana Zollo naturalista del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e referente del monitoraggio nazionale del lupo. Nella prima parte della mattina ha seguito i tecnici che si occupano del cinghiale. Gli “incontri camminati” con la rete di contatti avviene sempre sul campo, seguendo sul transetto le attività dei tecnici.
È un metodo che ci porta, dopo qualche chilometro, ad entrare in contatto con i nostri interlocutori evitando la formalità delle riunioni. Notiamo che, dopo un primo smarrimento, questa tecnica viene apprezzata e lungo la via si creano delle situazioni di comunicazione e scambio difficili da trovare al “chiuso”. La pandemia poi “certifica” la sicurezza sanitaria del metodo.
“Avere un disegno di campionamento condiviso su tutto il territorio nazionale e una modalità unica di gestione e raccolta dati è stato di fondamentale importanza. Nel portare avanti il monitoraggio nazionale del lupo in questa area c’è stato un importante coinvolgimento territoriale, dalle guide ufficiali del Parco appena formate, al corpo dei carabinieri forestali fino alle associazioni di volontariato. Le persone si sentono partecipi di quanto si sta portando avanti e per noi rappresenta una opportunità per incontrare e confrontarsi con la cittadinanza, per consolidare e strutturare dei rapporti che crediamo vadano oltre il lupo stesso” ci dice Luciana.
Il monitoraggio della specie nel Parco è iniziato nel 2010, quando sono stati riscontrati i segni di lupi in dispersione, con un progetto di ricerca dove, oltre alla distribuzione e consistenza della specie, si sono cercate delle possibili soluzioni e azioni per la gestione del conflitto lupo-zootecnia. Gli jazzi (stazzi per animali) con i muri in pietra dotati di mensole paralupo sono la prova che la zootecnia in queste aree ha messo in piedi strategie di difesa nei tempi passati.
“I parchi Nazionali sono un elemento fondamentale della rete ed in ciascuno di essi è stato individuato un referente”, dice Paola Aragno coordinatrice nazionale del progetto, “In molti Parchi erano già presenti dei protocolli di monitoraggio che non erano però omogenei sul territorio nazionale”. Per rispondere a questa frammentazione metodologica il ministero della Transizione Ecologica ha dato mandato ad Ispra di coordinare il monitoraggio per avere una stima dell’abbondanza e della distribuzione del lupo sul territorio nazionale.
Dopo qualche chilometro fatto insieme, Luciana deve tornare alla sede del Parco per una riunione. Noi proseguiamo la ricerca di segni fino ad una radura al riparo dal vento dove Gabriella tira fuori delle meravigliose focacce comprate a Matera.
Il tempo inizia a peggiorare e nel giro di pochissimo siamo dentro una nuvola. Il vento si è fatto teso e stiamo andando a scaricare una fototrappola. In Alta Murgia gli alberi per fissarle sono pochi e quindi vengono “incastrate” nei muri a secco. Questa che preleviamo è stata posizionata da Lorenzo Gaudiano, un altro tecnico che oggi avrebbe dovuto essere con noi ma al momento si trova in isolamento fiduciario a casa. Il tempo della pandemia batte inesorabile sulla nostra specie ed è notizia di ieri che l’Agenzia europea del farmaco sta dando il via libera ad altri vaccini.
La visione dei filmati ci restituisce immagini di volpi, tassi e anche due lupi!!! L’entusiasmo ci accompagna per la via del ritorno. Ad oriente si è fatto scuro ed un freddo umido inizia a farsi sentire. La giornata volge al termine e la salutiamo abbracciando con uno sguardo la pianura che si distende ai piedi del bosco.
Testi e foto Giulio Carcani, revisione scientifica Paola Aragno
La rete di Gabriella è composta da Carabinieri Forestali, Parco dell’Alta Murgia, Cai, Aigae, Legambiente, Wwf, Lipu e Terre del Mediterraneo.
La rete di Francesca è composta dai Carabinieri Forestali, Parco dell’Alta Murgia, Cai, Lipu Laterza e Gravina Alta Murgia, Terre del Mediterraneo, WWF Trulli e Gravine, Legambiente Putignano, Serapia, Centro Studi de Romita, Aigae, Thalassia, Fare Ambiente e Guide del Parco dell'Alta Murgia e Provincia di Taranto.
Gabriella Rizzardini oltre che “lupologa” dipinge i lupi.