Una giornata da Lupi #7
Sulle tracce del grande carnivoro insieme ai tecnici del monitoraggio nazionale del lupo
A Pesche con i Carabinieri Forestali
Pesche, a 5 km da Isernia, ha una esposizione magnifica a sud ovest. Dalle case lo sguardo riesce ad abbracciare il cuore dell’appennino andando dai monti del Matese, alle Mainarde e al monte Petroso nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Nel tramonto gelido e invernale, i rossi infuocati tracciano ghirigori irriverenti tra nubi scure regalandoci momenti di incanto.
Di buon mattino abbiamo appuntamento alla piazza del municipio con il Colonello Luca Brugnola dei Carabinieri Forestali. Una cabina telefonica, incastrata in una stradina in salita, attira la nostra attenzione: un reperto di archeologia delle comunicazioni. Un ricordo antico va a quei tempi in cui ci si incontrava senza avere il cellulare e inviare la posizione. Ma come si faceva?
Nella piazza assieme al Colonnello arriva il Maresciallo Vincenzo Tesone comandante della stazione di Torella del Sannio, l’Appuntato Michele Testa della stazione di Sepino, l’Appuntato Antonio Cianciullo e l’OTI Saragasa Toselli del reparto Carabinieri Biodiversità di Isernia. Forse la piazzetta del comune di Pesche non ha mai visto tante persone in divisa alle otto del mattino, infatti uno stupito e gentilissimo assessore comunale ci saluta regalandoci un assaggio della famosa ospitalità molisana.
All’arrivo di Francesca Ciuti, il tecnico Federparchi incaricato da ISPRA per gestire il monitoraggio in Molise, ci dirigiamo con le macchine verso la sovrastante Riserva Naturale Orientata di Pesche. La fida Panda di Istituto si inerpica tra tornanti e strade dissestate con l’approvazione dei fuoristrada che ci precedono. Il metodo di dialogo che seguiamo nella raccolta di queste esperienze è quello degli incontri “camminati” e una plausibile indecisione ci coglie quando il personale della riserva ci invita ad entrare nel tepore del Rifugio Forestale Fonte Maiuri, il punto in cui inizia il transetto.
In lontananza le nevi bianche del monte Miletto ci osservano mentre percorriamo un sentiero tra gli alti fusti di conifere, con la faccia rivolta al suolo a cercare i segni di presenza del lupo.
“Abbiamo impegnato nell’attività di monitoraggio 20 unità in Molise e 35 unità in Abruzzo, coinvolgendo il personale con maggiore esperienza sul campo e forte motivazione” dice il Colonnello Brugnola “Con noi oggi c’è anche la rappresentanza di Campobasso che sta avendo un ruolo importante in questa attività. Abbiamo da subito creduto nel monitoraggio e per noi è stata una opportunità per formare il personale a seguire un metodo di raccolta dei campioni sistematico, cosà che ci sarà utile anche per altre attività”.
Questo uomo sui 50 anni, dietro la mascherina, ha gli occhi che ridono e la posatezza e l’entusiasmo di chi ha fatto attività di campo per anni. Da veterinario si scambia idee e pareri con Paola Aragno, la coordinatrice del progetto Ispra. I Carabinieri Forestali, con i loro 504 reparti impegnati nel monitoraggio in tutta Italia, coordinati a scala nazionale con grande impegno e dedizione dal Tenente Colonnello Giancarlo Papitto, stanno dando un contributo fondamentale alla raccolta dei dati, considerando anche che, con la pandemia, l’aiuto di molti volontari è stato ridimensionato per cause di forza maggiore.
“Nel giro di pochi giorni dal suo arrivo, siamo riusciti a dare a Francesca, che non era del posto, i tracciati dei transetti e lo stesso ha fatto il Tenente Colonnello Fernando Sileo per la Campania” prosegue sempre Brugnola “I contatti con esperti di altre amministrazioni e il confronto con tecnici che si occupano di tematiche così specifiche sono stati una grande opportunità per creare delle sinergie che speriamo andranno oltre il monitoraggio del lupo”. Uno degli obiettivi di questo progetto è creare una rete che, dagli scambi su una tematica specifica, tragga un beneficio in termini di relazioni e conoscenze da reinvestire nella conservazione.
La disposizione delle piante svela l’artificialità del bosco di conifere in cui stiamo camminando, ma sappiamo che è stato approvato un progetto per diradare la foresta e favorirne il rinnovamento naturale. I Carabinieri Forestali durante l’estate sono impegnati in una attività di controllo in quest’area che, per la presenza di aghi e la qualità resinosa del legno, può essere a rischio di incendio. Sembrerebbe strano che una foresta metta a repentaglio la sua stessa esistenza esponendosi all’infiammabilità, ma in realtà le cose sono più complesse e la rigenerazione di un bosco dopo un incendio nasconde aspetti che spesso sfuggono al senso comune. Le resine che racchiudono i semi nelle pigne si sciolgono al passaggio del fuoco e ne permettono la dispersione, facilitando la rapida ricolonizzazione dell’area.
Tra il fango si scorge qualche orma e in alcuni punti di marcatura si trovano delle fatte che sono già state rilevate nelle repliche precedenti.
“Nel Molise abbiamo avuto un grande supporto oltre che dai Carabinieri Forestali, anche dalla Regione che ha istituito tramite Determinazione Dirigenziale una apposita rete di monitoraggio per la presenza del lupo nella Regione Molise che comprede anche volontari di diverse associazioni che sono stati formati e seguono questa attività. Probabilmente l’esperienza della rete di monitoraggio dell’orso bruno marsicano degli anni precedenti ci è stata di aiuto per le attività sul lupo” sottolinea Paola Aragno. Sembra quindi che delle buone pratiche con tempo e pazienza siano destinate a dare dei frutti.
“L’esperienza con il monitoraggio del lupo, ci permette di raccontare ai ragazzi delle scuole cosa stiamo facendo sulle montagne, parlare dei grandi carnivori e fare educazione ambientale per i più piccoli, i cittadini di domani” È l’Appuntato Antonio Cianciullo a intervenire. Partecipa al Progetto nazionale di educazione ambientale promosso a livello nazionale dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità e realizzato in Molise proprio dal Reparto Biodiversità di Isernia. Nel 2019 gli alunni della Scuola Primaria di Fossalto, dopo gli incontri con Antonio e l’O.T.I. Toselli Saragosa, hanno realizzato un libro sonoro dedicato al “Re Fajone”, il faggio monumentale caduto nel 2017 e simbolo di questa zona.
Si apre una radura all’incrocio di tre sentieri, un tipico punto di marcatura, dove troviamo una fatta fresca. È il momento di raccogliere, Francesca e l’Appuntato Michele Testa si preparano a prelevare i consueti tre campioni delle celle di monitoraggio intensivo: due “eppendorf” con il cotton fioc e una boccetta con etanolo per prelevare una piccola parte della fatta. L’operazione fila via liscia anche perché c’è poco vento, la pioggia è timida e la neve si è ritirata qualche giorno prima.
Mentre torniamo il Maresciallo Vincenzo Tosone racconta che nei giorni precedenti sono stati contattati perché alcuni cittadini avevano ritrovato una fototrappola e intendevano riconsegnarla. La contentezza sprizza negli occhi di Francesca, non tanto per il valore della fototrappola, quanto per la scheda preziosa che raccoglie 15-20 giorni di dati.
Continuiamo a seguire il sentiero di questa bellissima riserva, la cui sommità è immersa in una nuvola. Incontriamo anche qui i segnavia del Sentiero Italia che per circa 7000 chilometri si srotola per tutto lo stivale dalle alpi alla Calabria un po’ come il monitoraggio del lupo.
“I conflitti lupo attività zootecniche ci sono ma non sono esacerbati” continua Brugnola “il lupo in queste zone c’è sempre stato e nel tempo i pastori hanno saputo prendere le giuste precauzioni. Nell’ultimo periodo, la presenza dei lupi nei centri abitati genera allarme che cerchiamo di arginare. Il problema non è il lupo che entra nei paesi, ma i motivi che lo spingono ad entrare nelle zone antropizzate. Ad attirarlo è cibo che si può avere con poco dispendio energetico: smaltimento di carcasse non a norma, rifiuti abbandonati” Nell’incontro mattutino al comune ci dicevano che un lupo è stato filmato vicino al forno del paese i giorni in cui si fa la raccolta dell’umido. Ancora una volta la complessità della relazione con gli animali selvatici fa sì che attività virtuose, come la raccolta differenziata, a volte possono creare problemi inaspettati.
Il bracconaggio, che Valeria Salvatori definisce criptico, è diffuso purtroppo in tutte le regioni Italiane.
“In queste zone il bracconaggio ci risulta essere rivolto ad altre specie e il lupo ne paga le conseguenze: nei lacci per cinghiali ci capitano tutti i selvatici e quindi anche i carnivori. Per gli avvelenamenti si può individuare nel lupo un bersaglio dove ci siano conflitti non gestiti con la zootecnia, ma spesso si tratta di avvelenamenti relativi al mondo dei raccoglitori di tartufi. Ad ogni modo le nostre unità cinofile antiveleno perlustrano le zone svolgendo un’azione preventiva”.
Siamo tornati alle macchine ed è tra un panorama maestoso di neve e nuvole che avviene lo scambio di campioni raccolti in questi giorni dal Colonnello Brugnola e Francesca Ciuti. Sembra di essere in una spy story surreale e metafisica dove degli uomini cercano di proteggere la fauna selvatica da loro stessi.
Il tempo dei saluti, noi procediamo verso il massiccio del Matese e il Colonnello e i suoi tornano ad Isernia a coordinare le operazioni di vaccinazione dei Carabinieri del reparto.
Testi e foto Giulio Carcani. Revisione scientifica Paola Aragno