Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833)
PHYLUM/CLASSE | Chordata/Mammalia |
ORDINE | Cetartiodactyla |
FAMIGLIA | Delphinidae |
NOME COMUNE | Stenella; Striped Dolphin |
HABITAT |
Specie che predilige l’ambiente pelagico con acque profonde oltre la piattaforma continentale; all’interno del suo habitat si nutre preferenzialmente di pesci, cefalopodi e crostacei planctonici. |
DISTRIBUZIONE |
Specie pelagica cosmopolita ad ampia distribuzione sia in regioni tropicali che caldo-temperate. Abbondante in gran parte del Mediterraneo anche se con densità diverse. La popolazione mediterranea è differenziata geneticamente e morfologicamente da quelle atlantiche. In Italia è comune dappertutto (tranne nell’Adriatico settentrionale) ed è facile avvistarlo in mare alto. In Sicilia gli avvistamenti sono numerosi in particolare nell’area Stretto di Messina e delle Isole Egadi; minore le segnalazioni di avvistamenti nello Stretto di Sicilia. |
MISURE DI PROTEZIONE |
La specie è inserita nell’ allegato IV della Direttiva Habitat e nell’allegato II della Convenzione di Berna, nell’allegato II del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona e nell’allegato II della Convenzione di Bonn. La specie è inclusa nella Convenzione CITES e nell’Accordo ACCOBAMS.
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MOTIVAZIONI |
La popolazione della specie è sottoposta a diverse minacce. Negli anni 90 ha subito un drastico calo demografico a causa di un epidemia da Morbillivirus favorita, presumibilmente, da effetti immunodepressivi legati a contaminazioni da DDT e PCB. |
PRESSIONI E MINACCE |
Le principali minacce per la speciesono costituite dalle catture volontarie ed accidentali con attrezzi da pesca (F02), come le reti pelagiche derivanti, e dal degrado dell’habitat. In Mediterraneo l’impigliamento in attrezzi da pesca, negli ultimi anni è un fenomeno in riduzione grazie all’entrata in vigore di nuovi regolamenti EU che limitano l’uso di reti derivanti; a causa però di pesca illegale e flotte extraeuropee la minaccia potrebbe persistere. Una altra minaccia per la salute, legata al’inquinamento delle acque marine (H03) della specie è rappresentata dell’alto livello di contaminanti e metalli pesanti nei tessuti come ad esempio DDT e che determinerebbero una immunosoppressione. Quest’ultima potrebbe aver favorito le morie degli anni ’90 e del 2000 dovute a fenomeni epizootici quali Morbillivirus e Toxoplasmosi. |
Dati rilevati al | 30 maggio 2015 |
Bibliografia | Aguilar A & Gaspari S (2012) |
Foto | Mario Tringali |