I rifiuti da attività estrattiva alla luce della direttiva 2006/21/CE (DLgs 30 maggio 2008 n.117)
L’attività estrattiva, da sempre fonte di materie prime per l’uomo, è anche all’origine di numerosi problemi ambientali legati agli enormi quantitativi di rifiuti da attività estrattiva (RAE) prodotti durante le attività produttive passate e spesso accumulati senza particolari cautele o totalmente abbandonati.
L’attuale diffusa coscienza ambientalista guarda al nostro pianeta come un bene finito da tutelare e conservare e non come una riserva infinita da sfruttare. A livello europeo, dopo numerosi casi di gravi incidenti legati ai RAE, si è sviluppata la consapevolezza della necessità di individuare, gestire e monitorare tutti i centri di pericolo disseminati nel territorio, come esplicitato nella direttiva 2006/21/CE del 15 marzo 2006. Successivamente ogni paese membro l’ha recepita in base al proprio ordinamento legislativo e in Italia sono stati emanati i seguenti atti normativi:
- il decreto legislativo n.117 del 30 maggio 2008, entrato in vigore il 22 luglio 2008,
- il successivo decreto interministeriale 16 aprile 2013, entrato in vigore il 23 luglio 2013.
Il presente documento analizza la più recente normativa sui RAE e propone la metodologia di riferimento nazionale per la determinazione del rischio statico strutturale, utile alla realizzazione dell’inventario delle strutture di deposito che hanno gravi ripercussioni negative sull’ambiente o che, a breve o medio termine, possono rappresentare una grave minaccia per la salute umana e per l’ambiente.
Oggi nessun paese può ignorare la potenzialità di riciclaggio dei rifiuti prodotti dallo sfruttamento perenne delle materie prime e i RAE vanno rivalutati come giacimenti da cui recuperare materie prime secondarie; infatti possono rappresentare una minaccia ma anche un’opportunità per il futuro, se considerati nuovi giacimenti da sfruttare.