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Cosa è la direttiva Habitat?

Nel 1992, oltre 30 anni fa, l'Unione Europea ha adottato la Direttiva Habitat per la conservazione del patrimonio naturale europeo, dando l’avvio a una nuova concezione di protezione della natura.

Il 1992 è stato un anno importante nella storia dell’ecologia e della protezione della natura quando a Rio de Janeiro nella Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo fu attribuita la stessa importanza alla protezione dell’ambiente, allo sviluppo sostenibile e a quello sociale. Si fece strada il principio secondo il quale i problemi ambientali nella loro complessità vanno affrontati a scala planetaria. L’Europa si presentò a quell’appuntamento con un modello di conservazione della natura a scala continentale che avrebbe portato, con la ratifica della Direttiva Habitat da parte dei singoli stati membri, alla creazione della più estesa rete ecologica nel mondo, nota come Rete Natura 2000. 

Campanula morettiana Foto V. Giacanelli ISPRA

Campanula morettiana Foto V. Giacanelli ISPRA

Ma quale è l’idea di conservazione innovativa che ispira la Direttiva Habitat?
Secondo il “modello dei parchi”, nato negli Stati Uniti a inizio del XX secolo, la natura veniva protetta in maniera vincolistica: come in una fortezza, dentro il perimetro del parco tutto è protetto, fuori no. Si pensi ai grandi parchi americani come Yellowstone o Yosemite che si sviluppano in aree disabitate e molto estese.

Nell’Unione Europea però tale modello è difficile da applicare perché la presenza e le attività dell’uomo sono diffuse nella gran parte del territorio, compresi gli ambienti naturali. Allora, anziché proteggere delle aree naturali nella loro interezza, ci si concentra sulla protezione di determinati tipi di habitat intesi come aree in cui coesistono fattori geografici, biotici e abiotici, che generano condizioni ecologiche uniformi ma anche di habitat per le specie intesi come ambienti, definiti da specifici fattori biotici e abiotici, in cui vive una determinata specie in qualsiasi fase del suo ciclo biologico.

Si passa pertanto da una protezione basata su un criterio meramente territoriale ad un criterio basato su una definizione ecologico/funzionale legata agli habitat e alle specie selvatiche animali e vegetali a loro connesse.

Oggi grazie alla direttiva Habitat l’Europa protegge 233 tipi di habitat e 1389 specie animali e vegetali, ad esclusione dell’avifauna per la quale esiste una specifica direttiva (Direttiva Uccelli del 1979). In Italia sono presenti 132 tipi di habitat, 117 specie vegetali e 232 specie animali, che vivono sulla terraferma e in ambienti marini (dati ISPRA agg. 2019).

Qual è il legame tra la Direttiva Habitat e la più estesa rete ecologica del mondo?
La Direttiva Habitat richiede che per raggiungere gli obiettivi di tutela degli habitat e delle specie animali e vegetali, siano istituite delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), aree nelle quali applicare appropriate misure di conservazione, necessarie al mantenimento e ripristino degli habitat e delle popolazioni delle specie presenti.
Queste zone, insieme alle Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite dalla Direttiva Uccelli, formano la rete Natura 2000che si sviluppa su un quinto della superficie terrestre e circa il 10% dei mari dell'UE con quasi 28.000 siti (State of Nature in the EU, EEA Report).

European Environmental Agency (EEA dati fine 2020)European Environmental Agency (EEA dati fine 2020)

In Italia la rete comprende 2.639 siti e copre circa il 19% del territorio terrestre nazionale e più del 13% di quello marino (dati MASE, agg. dic. 2022).

La rete Natura 2000 riconosce anche il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali hanno permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura. Alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate, per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva. Facciamo un esempio? Alcune farfalle sono legate a formazioni prative naturali o semi-naturali. Maculinea teleius e le formiche che ne ospitano le larve in un rapporto simbiotico sono fortemente dipendenti dai molinieti (Habitat 6410 della Direttiva) ossia habitat prativi caratterizzati da Molinia caerulea con suoli parzialmente umidi e moderatamente ricchi di nutrienti, e con presenza di Sanguisorba officinalis. Questo habitat viene mantenuto grazie alle pratiche agricole di sfalcio tradizionale, mentre l’eccessivo drenaggio del terreno a scopi agricoli intensivi e uno sfalcio troppo intenso contribuiscono alla sua sparizione e di conseguenza delle specie animali che da essa dipendono. 

Il monitoraggio della Direttiva
La Direttiva non si limita a indicare quali specie e habitat vadano tutelati con la rete Natura 2000, ma richiede che venga realizzato, su tutto il territorio nazionale, il loro monitoraggio per valutarne lo stato di conservazione nel tempo in tutte le aree di presenza nonché le minacce, i rischi e i progressi compiuti con l’applicazione delle misure di conservazione.

Il monitoraggio è quindi una parte essenziale degli impegni richiesti dalla Direttiva, perché solo attraverso la continua acquisizione di dati e di informazioni è possibile valutare lo stato e le tendenze evolutive degli habitat e delle specie che verranno sintetizzate in un Report nazionale per ottemperare agli obblighi di rendicontazione da svolgere ogni sei anni.

In Italia gli enti responsabili del monitoraggio di habitat e specie tutelati dalla Direttiva sono le regioni e le province autonome, mentre ISPRA, su mandato del MASE coordina le attività di rendicontazione alla Commissione Europea.

Per assicurare un approccio omogeneo di raccolta dati sul territorio nazionale e la corretta compilazione dei format di rendicontazione adottati a livello europeo, ISPRA ha coordinato la redazione di quattro manuali di monitoraggio con le linee guida per ciascun habitat e ciascuna specie e di un piano di nazionale di monitoraggio.

Inoltre nel 2016 ISPRA ha realizzato un portale dedicato alla rendicontazione per agevolare l’accesso a dati e documenti ufficiali prodotti nell’ambito del reporting (come rapporti nazionali, schede di reporting, database, valutazioni e cartografie). 

Il portale permette l’accesso alla documentazione ufficiale di riferimento e include funzioni di ricerca specifiche (ricerca base, avanzata e cartografica) relative ai dati dell’ultimo ciclo di reporting (2013-2018; 4° Report). I dati relativi al ciclo precedente (2007-2012; 3° Report), utili ad effettuare comparazioni, sono visualizzabili in una pagina dedicata.

Il portale consente di scaricare la documentazione trasmessa dall’Italia alla Commissione Europea (database con le schede di reporting e mappe di distribuzione). Le 889 schede di reporting e le 469 mappe di distribuzione di ciascuna specie e habitat sono disponibili anche in formato pdf, per semplificarne la visualizzazione e la consultazione.

Oltre ai manuali di monitoraggio pubblicati nel 2016, è inoltre possibile scaricare il rapporto ISPRA di sintesi pubblicato nel 2021 che descrive i risultati dell’ultima rendicontazione italiana sullo stato di conservazione delle specie e degli habitat tutelati dalle direttive Habitat e Uccelli.

Ulteriori approfondimenti tematici e cartografici si possono trovare nella Story Map sulla Natura e la Biodiversità dell’Eco@tlante di ISPRA.  

La rete Natura 2000, pur sovrapponendosi in alcuni casi ai parchi nazionali/regionali/riserve già preesistenti, svolge un compito diverso da quello vincolistico, diventando proattiva grazie alle costanti azioni di monitoraggio a cui seguono delle azioni di ripristino della biodiversità.

Ma allora perché i cittadini conoscono e visitano i parchi nazionali mentre la rete Natura 2000 è praticamente sconosciuta?

Nel 2022 il Parco Nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise e il Parco Nazionale del Gran Paradiso hanno festeggiato il loro centenario. In generale il concetto di parco ha una storia più antica, radicandosi più profondamente nella cultura e nel sentire comune come luogo accogliente e accessibile per la comunità locale e il pubblico in generale. Infatti i parchi, oltre ad essere riconosciuti per le bellezze naturali, sono percepiti anche per le emozioni che esse trasmettono. Al contrario, l'importanza ecologica della rete Natura 2000 non ha ricevuto l'attenzione della maggior parte dei cittadini ed è nota ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori. A volte le amministrazioni locali la considerano solo un problema burocratico di rendicontazione con pochi vantaggi visibili per il territorio. Se i Parchi sono diventati attrattori turistici per intere regioni, risulta difficile immaginare che un sito istituito per la presenza dell’Habitat 9210 Faggeti degli Appennini con Ilex e Taxus possa acquisire la stessa notorietà in breve tempo.

Per colmare questa distanza sarà essenziale informare, raccontare e comunicare, nei prossimi anni, una visione sistemica e integrata dell’ecologia, della cultura ambientale e della scienza che sono alla base della rete Natura 2000.

*Tutti i dati sono stati presi da Ercole S., Angelini P., Carnevali L., Casella L., Giacanelli V., Grignetti A., La Mesa G., Nardelli R., Serra L., Stoch F., Tunesi L., Genovesi P. (ed.), 2021. Rapporti Direttive Natura (2013-2018). Sintesi dello stato di conservazione delle specie e degli habitat di   comunitario e delle azioni di contrasto alle specie esotiche di rilevanza unionale in Italia. ISPRA, Serie Rapporti 349/2021