Carta geologica della Majella
Questa carta geologica della Majella, in scala 1:25.000, è il risultato di una attività di ricerca cominciata, nei primi anni '80, come esercitazione sul terreno di geologia strutturale e stratigrafia/sedimentologia per i Corsi di Geologia Regionale e Geologia Stratigrafica, tenuti rispettivamente da Paolo Scandone ed Etta Patacca dell'Università di Pisa. La Majella, una delle montagne più belle e solari dell'Abruzzo, è infatti (con le parole di Paolo Scandone) una vera e propria “nave scuola per geologi”. Le eccezionali e ben esposte successioni di rocce carbonatiche di piattaforma e bacino, che consentono indagini geologiche complete (dalle analisi paleontologiche a quelle stratigrafico/sedimentologiche, a quelle strutturali), sono state oggetto di studio da parte di diverse generazioni di studenti e ricercatori di università italiane e straniere e di società di esplorazione, queste ultime interessate alle risorse geo-minerarie dell'area. L'interesse scientifico della Majella è testimoniato dalle numerose pubblicazioni apparse su riviste nazionali ed internazionali e dalla ricca cartografia geologica che data già a partire dai primi del '900. Non è questa la sede per fornire una bibliografia esaustiva al riguardo, ma è doveroso citare, perché utilizzati come trama di partenza per la realizzazione di questa carta, il pionieristico lavoro a carattere stratigrafico di CRESCENTI U. et al. (1969), le numerose pubblicazioni a carattere sedimentologico di BERNOULLI D. e dei suoi allievi, le carte geologiche che accompagnano i lavori di ACCARIE H. (1988), di DONZELLI G. (1969), di VECSEI A. (1991) nonché i fogli n°147 Lanciano e n°153 Agnone in scala 1:100.000 del SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA.
Questa carta è la sintesi di rilevamenti geologici condotti in scala 1:10.000 tra il 1986 e il 2007. Al progetto cartografico, coordinato da P. Di Manna, E. Patacca e P. Scandone per quanto riguarda rispettivamente la redazione della carta, le analisi stratigrafiche e il rilevamento geologico, hanno contributo ricercatori (vedi elenco in carta) appartenenti a gruppi di ricerca del CNR - "Centro di Studio per il Quaternario e l'Evoluzione Ambientale", delle Università "Roma-La Sapienza" e "Roma-Tre", dell'Università agli Studi di Torino e dell'Università di Pisa. Negli anni tra il 2000 e il 2003 la ricerca è stata finanziata da ENI-AGIP, Divisione Esplorazione e Sviluppo e, come co-sponsor, da NorskHydro (oggi Statoil), nell'ambito del Progetto di Ricerca TASK FORCE MAJELLA (coord. J.P. van Dijk Eni Divisione E&P, San Donato Milanese).
La Majella, un'anticlinale a forma di arco con andamento NW-SE verso nord e NNE-SW verso sud, è costituita da depositi carbonatici mesozoico-terziari ricoperti da evaporiti e successivamente da marne emipelagiche del Messiniano cui fanno seguito depositi silicoclastici di avanfossa del Pliocene inferiore. A nord l'Unità della Majella è ricoperta tettonicamente da un soffietto di pieghe isoclinali di depositi silicoclastici di avanfossa del Messiniano-Pliocene inferiore appartenenti all'Unità Queglia, una coltre che occupa nell'edificio appenninico una posizione intermedia tra l'Unità Majella e l'Unità Morrone-Porrara. La terminazione nord della Majella, al di sotto dell'Unità Queglia, ha l'andamento di una chiusura periclinale controllata da una debole immersione verso NW dell'asse di piega della struttura. La terminazione sud, controllata da una immersione assiale verso SSW, è meno regolare per la presenza di faglie estensionali che hanno riutilizzato la precedente superficie di accavallamento dell'Unità Morrone-Porrara sulla Majella. Lungo il fianco orientale dell'anticlinale, che flette bruscamente e regolarmente verso est (vedi schema geologico-strutturale in carta), i depositi pliocenici di avanfossa della Majella sono ricoperti tettonicamente dai depositi alloctoni bacinali della Falda Molisana. Il margine occidentale della Majella coincide con un sistema di faglie normali (Sistema di Faglie di Caramanico) che presenta un rigetto verticale cumulativo di circa un migliaio di metri a sud, raggiunge un massimo di circa 3800 metri nella parte centrale (in corrispondenza del M. Amaro) e si riduce quindi a zero verso nord, in corrispondenza della Valle del Pescara. Questo sistema di faglie è stato interpretato come un collasso gravitativo generato da faglie di strappo ad andamento listrico che hanno progressivamente accomodato la crescita differenziale della Majella in corrispondenza della sua culminazione assiale (Patacca et al., 2008). In corrispondenza del culmine dell'asse di piega, i carbonati della Majella sono spettacolarmente esposti in cime che superano i 2700 metri di quota. Gli schemi stratigrafici sintetizzano l'evoluzione paleogeografica della Majella dal Cretaceo inferiore al Pliocene e le relazioni tra le unità litostratigrafiche distinte e mappate in carta. Il dettaglio cartografico ha reso necessaria l'introduzione di unità litostratigrafiche nuove, soprattutto nel terziario, e la ridefinizione del rango di altre già note in letteratura. Una notevole mole di dati provenienti da un approccio stratigrafico sequenziale all'analisi di facies, strettamente abbinato a indagini biostratigrafiche basate sia su foraminiferi planctonici che organismi bentonici, ha consentito una ricostruzione dettagliata dei rapporti spazio-temporali tra i depositi bacinali della Majella settentrionale e i carbonati di mare poco profondo che affiorano a sud. Lo schema cronostratigrafico documenta l'evoluzione nel tempo dell'ambiente deposizionale della Majella che da piattaforma carbonatica di tipo protetto con antistante bacino, durante la maggior parte del Cretaceo, evolve gradualmente, nel Paleogene e Neogene a rampa carbonatica e infine a bacino di avanfossa. Lo schema cronostratigrafico include la scala biostratigrafica adottata, con le biozone basate su foraminiferi planctonici e su organismi bentonici riviste, integrate e calibrate alla "Global Time Scale 2016" di OGG J.G. et al.(2016). Questo schema fornisce un quadro stratigrafico fisico della regione della Majella che evidenzia e mette a fuoco superfici chiave e livelli cronostratigrafici correlabili con eventi fisici e biologici riconosciuti su scala globale.
Questa carta è dedicata a Rinalda Di Stefano e a Paolo Scandone scomparsi prima che questa mappa, frutto anche del loro appassionato e instancabile contributo di lavoro e conoscenza, fosse stampata.
Si ringrazia la Regione Abruzzo per aver finanziato la stampa finale di questa carta.
BIBLIOGRAFIA
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