Portasanta
Collezione | Pescetto |
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Type | Portasanta |
Denominazione | Marmor chium |
Classificazione petrologica | breccia tettonica |
Provenienza | Grecia » Egeo settentrionale » Latomi |
Forma e dimensioni | parallelepipedo 20 x 10 x 5 cm |
Numero inventario | 248.D |
Pietra ornamentale caratterizzata da un aspetto estremamente variabile. Il tipo più comune ha un fondo di colore rosato, che contiene macchie (clasti) giallo-arancio, brune, grigie, di forma variabile e dimensioni da millimetriche a centimetriche. Esse sono separate da venature biancastre o rosse, larghe pochi millimetri, aventi andamento sinuoso e talora disposizione intrecciata.
Il nome del litotipo deriva dal fatto che, durante il Rinascimento, gli stipiti della Porta Santa della Basilica di S. Pietro, in Roma, furono scolpiti in questa pietra. Altre denominazioni del litotipo derivano dalla località di provenienza: Marmor chium (dall'Isola di Chio) o Marmor iassense (dall'antica città di Iasos, in Asia minore, un tempo ritenuta erroneamente la località di estrazione del Portasanta). Il nome di Marmor iassense, invece, spetta correttamente al Cipollino rosso [vedi campione 1152.D]. Un'altra denominazione deriva dalla preferenza per il Portasanta attribuita all'imperatore Claudio (Pietra Claudiana).
L'eterogeneità del litotipo ha generato varietà di aspetto assai diverso. Il "Portasanta brecciato pavonazzo" possiede macchie rosso-violacee. Il "Portasanta lumacato" ha fondo rosso-violaceo con macchie biancastre di forma tondeggiante e dimensioni millimetriche (si tratta di resti fossili). Il "Portasanta bigio" mostra una brecciatura meno evidente, poiché ha un fondo di colore grigio relativamente uniforme, con numerose venature giallo-brunastre larghe pochi millimetri.
Il Portasanta è una roccia sedimentaria clastica. Esso è infatti una breccia tettonica a composizione prevalentemente dolomitica. Contiene resti fossili di coralli, ammoniti e bivalvi, riconoscibili con difficoltà .
Il Portasanta fu uno dei marmi colorati più apprezzati e diffusi nella Roma imperiale, a partire dagli inizi dell'impero (fine del I sec. a.C.). Il suo impiego raggiunse il massimo sviluppo agli inizi del II sec. d.C. (sotto Traiano). Il litotipo si diffuse in tutto l'impero. Il suo riutilizzo è documentato almeno fino al XVII secolo (principalmente per colonne e lastre di rivestimento).
Gli impieghi e reimpieghi conosciuti di questo litotipo sono numerosi: elementi portanti (colonne, trapezofori, basamenti), rivestimenti (stipiti, mattonelle e lastre parietali; soglie e lastre pavimentali), elementi ornamentali (vasche; stele), piccola statuaria.
Il Portasanta proviene da una grande cava presso la località di Latomi, nell'Isola di Chios, appartenente alla regione amministrativa dell'Egeo settentrionale (Grecia).
Un altro litotipo estratto nell'Isola di Chios, a pochi chilometri di distanza dal Portasanta, è la Breccia d'Aleppo [vedi campione 421.D] .
Il campione 248.D, appartenente alla Collezione Pescetto, proviene dagli scavi di Roma antica.
Il campione 261.D (definito "Portasanta della Madonna dell'Orto") della Collezione Pescetto proviene dagli scavi di Roma antica.
Il campione 263.D (varietà "Portasanta bigio") della Collezione Pescetto proviene dalle Terme di Caracalla.