Istituto Superiore per la Protezione
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Geologia Marina

Il Servizio Geologico d’Italia si è occupato, fin dal 1960, della geologia delle aree sommerse prossime alla costa. Una piccola squadra di geologi del Servizio Geologico d’Italia ha iniziato ad investigare, tramite il rilevamento subacqueo ad autorespiratori, i fondali marini al largo dell’arcipelago toscano con gli strumenti, spesso personali, allora a disposizione.

In seguito le possibilità della ricerca in mare, con l’aiuto di strumenti di investigazione indiretta (quali ecografi, sonar, geofoni, carotieri, benne, telecamere filo-guidate, ecc.) hanno subito una rapida evoluzione; tanto che il CNR, dal 1976 al 1982, ha promosso il “Progetto finalizzato oceanografia e fondi marini”, suddiviso in due sottoprogetti (Risorse minerarie e gestione della piattaforma continentale).

Il Servizio Geologico d’Italia ha partecipato a questo progetto nazionale formando un gruppo per la geologia marina che ha continuato ad investigare i fondali marini su scala più ampia, mettendo in luce la necessità di una conoscenza geologica di base estesa anche alle aree sommerse.

Oggi il rilevamento geologico subacqueo viene utilizzato ancora per la cartografia geologica delle aree di basso fondale vicine alla costa: per ricostruire la continuità geologica fra il mondo emerso e quello sommerso. La fascia costiera infatti, sia emersa che sommersa, costituisce una unità fisiografica molto vulnerabile dal punto di vista ambientale. E la conoscenza geologica di base è indispensabile per la tutela e la corretta gestione di questa parte del territorio intensamente antropizzata.

Gli strumenti utilizzati per il rilevamento geologico subacqueo, seppure in versioni e materiali moderni, sono gli stessi rispetto a quelli dell’inizio degli anni ‘60: autorespiratori, maschera, bussola, profondimetro, martello, scalpello e lavagnetta.

La Geologia Marina nel Servizio Geologico d'Italia