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Una revisione degli strumenti a disposizione della scienza per identificare le aree chiave di cetacei e tartarughe marine: un nuovo studio di ISPRA e Università di Roma Sapienza

Studiare i movimenti dei cetacei e delle tartarughe in mare aperto!

I cetacei e le tartarughe percorrono grandi distanze in mare e, poiché spesso sono sotto la superficie dell’acqua, raccogliere dati è una sfida. Per questo motivo, i biologi marini ricorrono spesso ai modelli di distribuzione di specie, strumenti matematici essenziali che permettono di prevedere la distribuzione degli animali marini anche in aree prive di dati.
Per creare questi modelli, sono necessari tre ingredienti fondamentali: dati di presenza delle specie; dati ambientali; un algoritmo che descriva la relazione tra la specie e il suo habitat.

Esistono diverse varietà di algoritmi e spesso non è facile scegliere il più adatto. Per questo motivo, ISPRA e l’Università Sapienza di Roma hanno condotto uno studio di revisione della letteratura scientifica a scala mondiale per analizzare quali siano i modelli più popolari per individuare le aree chiave utilizzate da cetacei e tartarughe marine. L’obiettivo è quello di individuare gli strumenti a disposizione della scienza per utilizzarli in studi simili futuri e in particolare nell’ambito del progetto Life CONCEPTU MARIS.

La revisione sistematica di 295 articoli ha evidenziato un incremento esponenziale nell'utilizzo di questi modelli nel corso degli anni, sebbene l'applicazione sia più limitata nel caso delle tartarughe marine. I modelli più utilizzati sono quelli statistici tradizionali, ma i modelli basati su machine learning stanno diventando sempre più popolari, grazie ai loro innumerevoli vantaggi.

Un grosso limite emerso è la scarsa rappresentazione nei modelli dell’informazione relativa alla presenza delle prede. In quest’ottica il Life CONCEPTU MARIS permetterà di integrare queste informazioni attraverso il suo approccio multidisciplinare che integra osservazioni visive a tecniche di eDNA ambientale e isotopi stabili per raccogliere dati sui giganti del Mediterraneo e sulle loro prede.

Il lavoro è consultabile nella rivista scientifica ‘Ecological Informatics’ al link: https://doi.org/10.1016/j.ecoinf.2024.102700