Alabastro orientale
Collezione | Pescetto |
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Type | Alabastro orientale |
Denominazione | Onix; Lapis alabastrites; Alabastro cotognino |
Classificazione petrologica | alabastro calcareo |
Provenienza | Egitto » Al Minya » Hatnub |
Forma e dimensioni | parallelepipedo 20 x 10 x 5 cm |
Numero inventario | 489.D |
Pietra ornamentale caratterizzata da un insieme di macchie circolari o di listature (a seconda dell'orientazione del taglio della roccia) aventi colore bianco, giallo in diverse tonalità (dal giallo chiaro fino al giallo miele) o più raramente rossastro. Le macchie presentano struttura concentrica (concrezioni), spesso sono parzialmente compenetrate ("nuvolate"), ed hanno ampiezza da centimetrica a decimetrica. Le listature hanno andamento sinuoso e larghezza per lo più millimetrica.
La più antica denominazione di questo litotipo, Onix o Onice ("unghia"), è probabilmente derivata dalle tipiche listature curvilinee della pietra, che ricordano proprio quelle di un'unghia. Altre denominazioni sono riferite alla provenienza: Marmor alabastrum, Lapis alabastrites, Alabastro egiziano o Alabastro orientale (dal castello di Alabastro, presso la città di Tebe, in Egitto). Inoltre, altre denominazioni sono riferite all'aspetto del litotipo: Alabastro cotognino (del colore della cotogna) o Alabastro melleo (del colore del miele).
L'alabastro è una roccia sedimentaria costituita da un insieme di concrezioni generate dalla precipitazione di sali minerali (ortochimica) in seguito a stillicidio di acque in ambiente continentale. Il litotipo in esame, in particolare, è composto pressoché esclusivamente da carbonato di calcio.
L'Alabastro orientale venne impiegato dagli Egizi già a partire dall'epoca predinastica per molteplici usi. In epoca ellenistica, questa pietra ornamentale fu utilizzata per il rivestimento della cosiddetta tomba di Alessandro Magno, ad Alessandria d'Egitto. L'Alabastro orientale venne introdotto a Roma agli inizi del I sec. a.C. (epoca tardo-repubblicana) e il suo impiego è documentato fino all'epoca bizantina. Il litotipo si diffuse, in modo frammentario, in tutto l'impero. Il suo riutilizzo è documentato almeno fino al XVII secolo (principalmente per colonne e lastre di rivestimento). L'estrazione di questa pietra continua anche attualmente.
Gli impieghi e reimpieghi conosciuti di questo litotipo sono numerosi: elementi portanti (colonne), rivestimenti (stipiti, crustae e lastre parietali; mattonelle e lastre pavimentali), elementi ornamentali (stele, urne), manufatti (contenitori per vino e unguenti), piccola statuaria.
Poiché la coltivazione dell'Albastro orientale ha avuto inizio nell'Antichità e prosegue ancora attualmente, i siti estrattivi di questa pietra ornamentale sono numerosi: tra di essi, il più noto è quello di Hatnub. In particolare, tracce di coltivazione ad opera degli antichi Egizi sono state rinvenute nelle località di Uadi Gerrawi e Uadi Umm Argub, mentre tracce di coltivazione ad opera dei Romani sono state rinvenute tra le località di Uadi Araba e Uadi Aseikhar. L'intera area di estrazione ricadeva anticamente nell'Alto Egitto, e attualmente è suddivisa tra i governatorati di Bani Suwayf, Al Minya e Asyut.
Il campione 489.D, appartenente alla Collezione Pescetto, proviene dagli scavi di Roma antica.