Cipollino verde
Collezione | Pescetto |
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Type | Cipollino verde |
Denominazione | Marmor caristium; Marmor styrium |
Classificazione petrologica | scisto a clorite |
Provenienza | Grecia » Grecia centrale » Karystos |
Forma e dimensioni | parallelepipedo 20 x 10 x 5 cm |
Numero inventario | 273.D |
Pietra ornamentale caratterizzata da un fondo di colore variabile dal bianco-grigiastro al verde chiaro, contenente venature di colore verde, talora con sfumature bluastre, larghe alcuni millimetri. Le venature possono avere disposizione a onde (ondatura) oppure rettilinea e parallela (listatura). Sono noti anche litotipi aventi fondo di colore giallastro o rosato, con ondature verdi, oppure con fondo verde e listature bianche, o anche con fondo bianco e ondature o listature nere.
Il termine Cipollino deriva dall'aspetto "a cipolla" dovuto alla scistosità del litotipo. In generale, le denominazioni si riferiscono alle località di provenienza del litotipo: Euboico o Cipollino dell'Eubea (dalla regione omonima); Marmor caristium (dalla città di Karystos); Marmor styrium (dalla città di Styra).
La varietà "Cipollino marino" possiede un fondo bianco contenente venature di colore verde brillante, molto sottili e disposte in ondature cuspidate, che ricordano appunto le increspature delle onde del mare. Tuttavia, a differenza del litotipo principale, di provenienza greca, si ritiene che il "Cipollino marino" possa provenire dall'Italia. Invece, la varietà "Cipollino grigio" possiede un fondo bianco con ondature grigio-nerastre assai larghe.
Il Cipollino verde deriva da metamorfismo di basso grado su calcari marnosi: infatti, oltre al carbonato di calcio, esso contiene anche silice, ossidi e/o idrossidi di alluminio, ferro e magnesio. La roccia è un marmo cristallino a grana assai variabile, da fine a grossa, sia uniforme che eterogeneo, a bande. I costituenti mineralogici principali del litotipo sono: calcite, muscovite, clorite. Costituenti subordinati sono: quarzo, plagioclasio, fengite, biotite, talco. Costituenti accessori sono: clinozoisite, titanite, apatite, ossidi di ferro, grafite, rutilo, zircone, tormalina.
La scistosità del litotipo deriva dall'allungamento preferenziale di molti cristalli di calcite e, soprattutto, dalla iso-orientazione e disposizione in strati dei cristalli di mica muscovite e di clorite. Il colore verde è conferito alla roccia dalla clorite e, subordinatamente, dall'epidoto clinozoisitico.
Utilizzato già nell'antica Grecia, il Cipollino verde fu uno dei primi marmi importati a Roma, alla fine del II sec. a.C. (epoca repubblicana). Esso divenne una delle pietre ornamentali più comuni, come attestato dalla sua diffusione in tutto l'impero. L'attività estrattiva fu intensa anche in epoca bizantina, allorché questa pietra fu ritenuta sacra per la sua somiglianza con il legno della croce di Cristo. L'estrazione del litotipo si protrasse fino al Medioevo. Il Cipollino verde fu oggetto di intenso riutilizzo, documentato almeno fino al XVII secolo (principalmente per colonne e lastre di rivestimento). Agli inizi del XX secolo, l'attività estrattiva è stata ripresa, e prosegue attualmente.
Gli impieghi e reimpieghi conosciuti di questo litotipo consistono in elementi portanti (colonne, pilastri), rivestimenti (lastre parietali; scutulae e lastre pavimentali), elementi ornamentali (vasche), più raramente sculture (in particolare, panneggi di busti o raffigurazioni di animali per adornare giardini).
Il Cipollino verde era considerato una pietra di medio pregio: il suo costo nell'Editto di Diocleziano (301 d.C.) era pari a 100 denari per piede cubo.
Il Cipollino verde proviene da numerose cave ubicate lungo una fascia estesa per circa sessanta chilometri, tra le città di Styra e Karystos, lungo la costa sud-occidentale dell'Isola dell'Eubea, appartenente alla regione amministrativa della Grecia centrale.
Il campione 273.D, appartenente alla Collezione Pescetto, proviene dagli scavi di Roma antica.