Istituto Superiore per la Protezione
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Carcharodon sp. (Squalo)

10cm
Nome scientifico Carcharodon sp. (Squalo)
Classificazione Chondrichthyes
Numero inventario 6046
Collezione vertebrati
Provenienza Tricase, Lecce, Puglia
Cronologia Cenozoica – Pliocene (da circa 5.3 a 1.8 milioni di anni)
Ambiente di vita marino
scala dei tempi geologici

Esemplare di dente di Carcharodon, di medie dimensioni dal profilo subtriangolare. Osservando il reperto si nota il punto di attacco fra la corona e la cuspide principale ove la faccia anteriore è più appiattita rispetto a quella posteriore che è bombata.
E' perfettamente conservato lo smalto che ricopre la dentina, la punta non mostra segni di consunzione mentre la tipica seghettatura laterale è completamente assente.

I DENTI DI SQUALO

I denti, oggi comunemente detti di squalo, nel medioevo venivano chiamate glossopetre (dal gr. glòssa: lingua) o lingue di pietra a cui si attribuivano proprietà magiche e taumaturgiche. Venivano chiamate in questo modo perché, a causa della forma, si ritenevano lingue di serpente pietrificate, finchè con i primi studi scientifici del 1500 si riconobbero le glossopetre per quello che erano realmente, ossia denti di squaliformi fossili.
I denti degli squali si sono evoluti dalla modificazione dei denticoli dermici (scaglie placoidi) che rivestono la pelle di questi pesci cartilaginei e, fondamentalmente, ne hanno mantenuta la struttura interna. In sezione, è possibile osservare che ogni dente è composto dalla polpa, più internamente, la quale è protetta dalla dentina, che a sua volta è ricoperta dalla vitrodentina; l'intera struttura poggia su di una base ossea. Il dente presenta una radice e una corona. I denti si possono considerare variazioni delle seguenti tre forme base:
a) denti triangolari, ampi, con i margini taglienti (affilati o seghettati), adatti per tagliare pezzi di prede grandi e resistenti, come balene, tartarughe marine e squali; ne sono un esempio i denti dello squalo tigre (Galeocerdo cuvier) e quelli dello squalo bianco (Carcharodon carcharias);
b) denti stretti, lunghi, appuntiti, ricurvi verso l'interno della bocca, adatti per afferrare rapide prede di dimensioni medio-piccole che vengono inghiottite intere; ne sono un esempio i denti dello squalo mako dalle pinne corte (Isurus oxyrinchus), e dello squalo toro (Carcharias taurus);
c) denti appiattiti, disposti a formare una superficie piana resistente, adatta per spezzare le prede dotate di parti molto dure, come i crostacei e i molluschi bivalvi e gasteropodi; ne sono un esempio i denti dei palombi (genere Mustelus).