Paleoloxodon antiquus (Elefante a zanne dritte)
Nome scientifico | Paleoloxodon antiquus (Elefante a zanne dritte) |
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Classificazione | Mammalia |
Numero inventario | 21560 |
Collezione | vertebrati |
Provenienza | Palombara Sabina , Roma, Lazio |
Cronologia | Era Quaternaria - Pleistocene Superiore (ca. 80.000 anni) |
Ambiente di vita | continentale |
Difesa di grandi dimensioni appartenente ad un individuo, di Paleoloxodon antiquus, pienamente adulto e di grande mole, si presenta poco ricurva e mancante della parte iniziale. L’esemplare in questione mostra alcune porzioni restaurate. Il Paleoloxodon antiquus è fra le specie più frequentemente rappresentate nel Pleistocene medio superiore del Lazio, e dotato di zanne lunghe e poco ricurve e denti a lamine loxodonti. I resti tuttavia sono in genere costituiti o da scheletri completi, anche in connessione anatomica, rinvenuti però in depositi diatomitici e con crani fortemente deformati, o da resti dello scheletro postcraniale più o meno incompleti, da difese e molari isolati. I proboscidati pur essendo animali euritermici, risultano numerosi in faune dell’Italia centrale legate a fasi climatiche temperate o relativamente calde.
Il Paleoloxodon antiquus e le fasi evolutive dei denti
Il Paleoloxodon antiquus aveva zanne lunghe e poco ricurve e denti a lamine loxodonti. Comparve in Europa occidentale in faune post-villafranchiane del Pleistocene inferiore come quella di Slivia, una breccia ossifera del Carso Triestino.
Diviene frequente in associazioni faunistiche poco più tarde, come nel giacimento di Isernia e perdura fino alle prime fasi dell'ultimo glaciale in Europa meridionale.
Pur abbastanza euritermico, è abbondante in faune che vivevano in momenti temperati specialmente in Italia centrale, quando l'uro e il cavallo diventano le forme dominanti. Come ad es. a Castel di Guido e alla Polledrara di Cecanibbio (Lazio-Roma); i resti di Paleoloxodon sono abbastanza diffusi al nord nei terreni riferibili agli interglaciali. Lo studio della dentizione degli elefanti permette di distinguere le varie specie e di seguirne l'evoluzione.
I molari spuntano uno alla volta con il crescere dell'età ; quando il primo è in parte logorato, subentra il secondo; quando il secondo è assai logoro, il terzo esce dall'alveolo, scorre in avanti prendendo il posto del secondo e così via fino al sesto che è il più grande di tutti e il più ricco di lamine di smalto.