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Note illustrative del F. 070 Monte Cervino della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000

Il Foglio Monte Cervino (n. 070) della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 copre un’area di alta montagna di circa 572 kmq, al confine tra l’Italia e la Svizzera. In particolare, 423 kmq sono situati nella Regione Autonoma Valle d’Aosta ed i restanti 149 kmq nel Cantone del Vallese. Il Foglio è ubicato, per il tratto italiano, nel versante sinistro della media Valle d’Aosta, a nord del Foglio Chatillon (091), a est del Foglio Gran San Bernardo (069) e ad ovest del Foglio Monte Rosa (071) e comprende tre grandi valli glaciali, la Valtournenche, la Valle di St Barthélemy e la Valpelline, mentre per il tratto vallesano è situato alla testata delle alte valli glaciali tra la Mattertal (Zermatt) e la Val de Bagnes.Siamo nel cuore delle Alpi Pennine, una delle zone più classiche dell’orogene collisionale delle Alpi occidentali, rese famose dalle note di viaggio di De Saussure (1779-96) e dalla “corsa” alpinistica per la conquista del Cervino, vinta da Whympler nel 1865 lungo la cresta dell’Hörnli, seguito tre giorni dopo da Carrel lungo la più difficile via italiana del Leone. Si tratta di un settore chiave della catena per analizzare l’assetto geologico-strutturale, il metamorfismo e l’evoluzione geodinamica dei lembi di ricoprimento settentrionali del Sistema Austroalpino, i loro rapporti con le unità oceaniche della Zona piemontese e le sottostanti unità continentali del Sistema medio-pennidico del Gran San Bernardo. Lo spaccato naturale offerto dalle grandi pareti delle Alpi Pennine e le ondulazioni longitudinali, a scala regionale, della pila delle falde tra la culminazione tettonica antiformale dell’Ossola-Ticino e la depressione sinformale della Valle d’Aosta consentono una visione tridimensionale della catena per uno spessore di 25-30 km, mentre le sue parti nascoste possono essere ricostruite interpretando le immagini prodotte dai grandi esperimenti di sismica crostale CROP-ECORS. Nell’area sono presenti ben preservate e talora spettacolari forme di modellamento glaciale, oltre a imponenti deformazioni gravitative come quelle di Torgnon e delle Cime Bianche. Depositi glaciali e fluvioglaciali, distinti nel Foglio in una successione di unità, testimoniano le fasi di massima espansione dell’ultima glaciazione (LGM - Last Glacial Maximum) e le successive fasi di ritiro o cataglaciali, riferibili in parte ancora al LGM ed in parte al Tardoglaciale, cui fanno seguito, durante l’Olocene, le fasi postglaciali. I depositi dei ghiacciai della Dora Baltea, saldati in una successione di calotte interconnesse durante la prima parte del LGM, quando il ghiacciaio balteo raggiungeva ancora l’anfiteatro morenico di Ivrea, nel tempo si differenziano in singoli rami, in relazione alla progressiva riduzione del volume dei ghiacci, fino a restringersi alle testate delle valli principali e tributarie. Le morfologie glaciali meglio conservate, come l’apparato morenico del sistema glaciale Grandes Murailles-Haut Glaicer de Tsa de Tsan, sono quelle sviluppate durante la Piccola Età Glaciale (PEG), l’ultimo periodo plurisecolare di espansione glaciale durato dal 1550 al 1860 d.C.. Durante la PEG, anche solo 160 anni fa, molti ghiacciai ora ridotti ai minimi termini sviluppavano lingue di lunghezza plurichilometrica. Alla PEG si riferiscono anche la maggior parte delle morene del versante svizzero, alla testata della Val de Bagnes, della Val d’Hérens e della Mattertal, più estese rispetto a quelle del settore valdostano per effetto delle diverse condizioni climatiche e di esposizione dei loro bacini.

 

Costo del volume: 26,00 IVA compresa

Istruzioni per l'acquisto

SGN
Periodici tecnici
(Periodici tecnici) Memorie descrittive della Carta Geologica d'Italia
Vol. 101/2017
978-88-9311-053-2
0536-0242