Comune di Fiamignano Valle del Cicolano, Rieti
Per valutare l’efficacia dell’approccio proposto dal sistema CITE di seguito si riporta una valutazione degli effetti degli incendi in una zona dell’Appennino centrale (Valle del Cicolano, Rieti). In dettaglio si tratta dell’area montana del Comune di Fiamignano (Rieti), nella quale, a partire dal 15 agosto 2021, un incendio boschivo ha interessato per diversi giorni le vette di Monte La Serra (1607 m s.l.m.), colpendo sia i versanti meridionali che quelli settentrionali. L’area è da sempre caratterizzata da estese praterie di quota e da coperture arboree riconducibili a boschi di latifoglie (querceti e faggete) e a boschi di aghifoglie (piantagioni di conifere a Pino nero risalenti agli anni Sessanta).
La superficie totale bruciata risulta complessivamente di circa 71 ettari (dato EFFIS aggiornato a settembre 2021), e dalla disamina del prodotto di classificazione in combinazione con l’analisi delle aree bruciate, emerge che sono stati interessati dall’incendio circa 12 ettari di conifere, circa 23 ettari di bosco deciduo (prevalentemente querceto) e circa 25 ettari di prateria. Lo strato di praterie è relativo al prodotto High Layer Resolution Land Monitoring Service Copernicus HLR. (Figura 1). I restanti 11 ettari non classificati risultano essere attribuibili a terreno roccioso con scarsa presenza di vegetazione erbacea e/o alberi di conifere non più foto-sinteticamente attivi a causa della presenza in loco di focolai attivi di processionaria (vd. effetti fitosanitari della processionaria sul Pino nero).
Per testare le potenzialità del sistema, a poche ore dallo spegnimento dell’incendio da parte delle autorità della protezione civile regionale e dei vigili del fuoco, sono stati effettuati dei sopralluoghi con l’obiettivo di valutare gli effetti dell’incendio sulle coperture vegetazionali e di validare la stima delle superfici realmente interessate dall’evento. Dalla Figura 3, si evince come la porzione più meridionale del versante (a sinistra nella foto) è l’area maggiormente interessata dall’evento di combustione. Appare chiaro anche come il fuoco si sia diffuso a terra, bruciando numerose porzioni di praterie, costituite prevalentemente da specie annuali che nel periodo estivo risultavano secche (per naturale andamento fenologico delle specie prative di quota in appennino). Nella Figura 2 si evidenzia invece come l’incendio abbia inciso sulla coperture arboree a conifere (Pino nero), in particolar modo interessando le chiome delle stesse, determinandone così una deperienza certa, data la nota incapacità di ricaccio (rinnovo) delle specie.
Il sopralluogo ha anche messo in evidenza una massiccia presenza di funghi pirofili saprofiti del genere Pyronema (Figura 4) che fruttificano solo in ecosistemi e/o habitat bruciati e sono abbondanti nelle prime settimane o mesi successivi all’incendio [Bruns et al., 2020]. Questo fenomeno di proliferazione fungina post-incendio non è ancora del tutto noto, ma come in tutti i processi post eventi catastrofici è parte integrante delle capacità resilienti degli ecosistemi. I funghi pirofili, in abbondanza e rapido accrescimento post evento incendiario, sono saprofiti e si nutrono di sostanze organiche in decomposizione. Pertanto, rivestono un ruolo ecologico importantissimo perché sono in grado di decomporre le sostanze organiche e restituirle veloce- mente alla matrice suolo. Tale processo, nei casi post-incendio, non farà altro che accelerare la successione ecologica in situ e il turnover compositivo delle specie vegetali caratterizzanti gli ecosistemi/habitat danneggiati, con prevedibili implicazioni per la rigenerazione dell’ecosistema naturale preesistente all’evento [Pulido-Chavez et al., 2021].