Tutelare l’agrobiodiversità con le filiere alimentari corte, ecologiche e locali
Giulio Vulcano (ISPRA) e Giulia Gallo (Università di Roma3)
La Rivoluzione Verde e gli impatti sull’ambiente
Nella seconda metà del XX secolo, a scala globale, l’agricoltura ha avuto uno straordinario aumento della produttività. Quest’aumento è attribuibile principalmente alle politiche di ristrutturazione e concentrazione aziendale, a un vigoroso processo di meccanizzazione, all’introduzione di fertilizzanti di sintesi, di pesticidi e di tecnologie per l’allevamento animale. Queste trasformazioni hanno creato un grande impatto sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei sistemi alimentari mondiali.
Dal punto di vista ambientale i sistemi agricoli, soprattutto quando assume forme d’intensificazione e specializzazione, tra le principali responsabili d’inquinamento e consumo di acqua e suolo, dell’emissione di gas a effetto serra e dei conseguenti cambiamenti climatici. Gli stessi cambiamenti climatici stanno incidendo in maniera rilevante sulle quantità e sulla qualità delle produzioni agricole. Ad esempio alcuni studi ritengono che il riscaldamento globale determini una riduzione della produzione di grano del 6% per ogni aumento di 1°C e indicano che, anche evitando un aumento superiore a 2° C (principale obiettivo dell’accordo sul clima di Parigi del 2015, https://unfccc.int/process-and-meetings/the-paris-agreement/the-paris-agreement) il solo effetto della maggior temperatura provocherà almeno il 10% di diminuzione nelle rese delle maggiori colture alimentari.[i]
Gli impatti ambientali più significativi del settore agricolo si manifestano sull’integrità e la diversità biologica (biodiversità), per la perdita di geni, specie, habitat, ecosistemi e la semplificazione del paesaggio. I determinanti agricoli rappresentano il 70% tra i contributi dei settori produttivi alla perdita di biodiversità terrestre globale, secondo l’ultima edizione (2014) del Global Biodiversity Outlook redatto per la Convenzione internazionale per la diversità biologica (CBD).
La biodiversità è il fondamento dell'agricoltura
L’interazione con la biodiversità è, infatti, il fondamento su cui si sviluppa l'agricoltura ed esse sono strettamente interdipendenti. L’agro-biodiversità (diversità biologica agricola) include la variabilità di geni, specie ed ecosistemi di interesse agrario. È il risultato delle interazioni tra le risorse genetiche, l’ambiente e i sistemi agricoli, in cui hanno ruoli chiave la selezione naturale, le condizioni ambientali e gli sviluppi sociali, culturali, economici e tecnici. L’agro-biodiversità sostiene le funzioni, le strutture e i processi centrali degli ecosistemi agricoli. Essa fornisce agli esseri umani cibo e materie prime per altri prodotti agricoli, fonti e mezzi di sostentamento e fornisce una serie di cosiddetti “servizi ecosistemici” tra cui la preservazione di suolo, acqua, fertilità e impollinazione, essenziali per il benessere umano. Inoltre essa offre a specie e comunità la capacità di adattarsi ai cambi ambientali (inclusi quelli climatici) e di evolvere, aumentando la resistenza a eventi meteorologici estremi, parassiti e patogeni. L’agricoltura e l’alimentazione dipendono tuttavia dalla diversità di relativamente poche piante e animali. Oggi solo 150 specie delle 7000 disponibili come nutrimento umano sono coltivate a livello significativo nel mondo e solo 3 (mais, grano e riso) garantiscono circa il 60% del fabbisogno di proteine e calorie nella dieta umana.[ii] Negli ultimi cento anni si è verificata una perdita enorme di agro-biodiversità: quasi il 75% della diversità genetica di specie coltivate è andato perso.2
La sua tutela è cruciale perché rafforza la sicurezza alimentare e aiuta i contadini ad adattarsi ai cambiamenti, soprattutto laddove sono selezionate in modo partecipato[iii] varietà più resistenti a parassiti e malattie, più produttive e nutrienti. Per contrastare le minacce all’agro-biodiversità provenienti dall’omogeneizzazione agroindustriale del cibo, è necessario conservare le varietà sia ex situ sia in situ e insieme aumentare conoscenza e consapevolezza della maggior qualità di produzioni più naturali e meno soggette a processi di trasformazione.[iv] La tutela dell’agro-biodiversità è di fondamentale rilevanza anche per prevenire in modo strutturale sprechi alimentari e nutrizionali. Infatti, oltre ad aumentare la resistenza agli stress ambientali ed economici che producono perdite, il maggior valore di varietà locali e tradizionali recuperate comporta più attenzione agli sprechi, avvicinando produttori e consumatori in filiere corte, ecologiche, locali, solidali e di piccola scala che generano minori perdite.[v] Diversificando la richiesta di prodotti agricoli e variando la dieta con più legumi e verdure si arricchisce il suolo e si migliora il benessere nutrizionale e sanitario.[vi] Inoltre così si prevengono anche altre forme di spreco alimentare quali la sovralimentazione che eccede i fabbisogni raccomandati o le perdite edibili nette insite negli allevamenti.5 In particolare numerosi studi hanno dimostrato che modelli basati sulla diversificazione agro-ecologica tramite il rafforzamento delle sinergie con la biodiversità naturale e delle connessioni con le reti alimentari solidali consentono agli agricoltori di contribuire in modo determinante ad una maggior resilienza antropica di fronte alle principali sfide ambientali.[vii] Difatti le filiere corte e le reti solidali possono contribuire fortemente a valorizzare l’incredibile varietà selezionata nei secoli dai contadini italiani e adattata alle più disparate condizioni ecologiche e sociali, verso la costruzione di sistemi territoriali auto-sostenibili a minor impatto ambientale, anche sviluppando adeguate politiche alimentari locali.
A livello istituzionale viene riconosciuto come cruciale affrontare le tendenze nei sistemi alimentari e proteggere l’enorme risorsa costituita dall’agro-biodiversità. Sono stati inseriti obiettivi specifici nel piano strategico 2011-2020 della CBD e tra quelli che vanno delineandosi oltre il 2020, nei trattati FAO (organizzazione ONU per l’alimentazione e l’agricoltura) sulle risorse genetiche e nelle strategie di UE e Italia al 2020 per la protezione della biodiversità. La Politica Agricola Comune europea 2014–2020 ha introdotto alcune misure nei Programmi di Sviluppo Rurale nazionali e regionali (PSR) che incentivano a preservare la biodiversità agraria, con risorse destinate ai “pagamenti agro-climatico-ambientali”, alla diffusione dell’agricoltura biologica, alla “conservazione, l'uso e lo sviluppo sostenibile delle risorse genetiche in agricoltura”, alla “cooperazione” tra piccoli produttori sostenendo filiere corte e mercati locali. Particolare attenzione è rivolta alle attività ad alto valore naturale svolte nelle aree protette e in quelle Natura 2000 per la conservazione della biodiversità e delle varietà locali di germoplasma.
L’Italia si è data una Legge
La Legge n. 194/2015 e i conseguenti recepimenti regionali intendono tutelare e valorizzazione la biodiversità agricolo-alimentare con appositi fondi, e introducendo, tra i molti elementi, la possibilità di creare apposite reti di agricoltori e allevatori “custodi della biodiversità”, nonché di istituire “comunità del cibo” tra tutti i soggetti interessati. Oltre ai centri di ricerca nazionali sono infatti numerose le associazioni che si impegnano su questo fronte, come Slow Food che ha istituito i “presìdi” rafforzando alcune produzioni territoriali in parte abbandonate. Anche la Rete Semi Rurali, che riunisce numerose associazioni, è molto attiva nella tutela del germoplasma locale e nello sviluppo di miscele e “popolazioni evolutive” di queste varietà.[viii] Più in generale sono da incrementare e potenziare le “banche” o “case” dei semi come le community seed banks[ix] dove le varietà di semi sono conservate e gestite in forma associativa da contadini o da ortisti, contribuendo a sostenere le comunità locali. Strumenti utili possono venire anche dalle leggi n. 296/2006 sui mercati degli agricoltori e n. 158/2017 per la valorizzazione dei piccoli comuni con sostegno alle filiere corte. Sono poi diverse le normative regionali e locali che supportano i piccoli produttori, le filiere corte locali e le reti ecologiche-solidali.
È perciò determinante studiare in modo approfondito le buone pratiche di tutela e valorizzazione ecologica dell’agrobiodiversità (ad esempio come in parte avviato nell’ambito della Rete Rurale Nazionale[x]), individuando le connessioni esistenti o potenziali con le filiere corte. Infine è importante valutare in modo pienamente sistemico la sostenibilità delle reti alimentari locali, ecologiche, solidali e di piccola scala, per sviluppare al meglio ogni ambito, ponendo speciale attenzione alla diffusione delle varietà agrarie locali a rischio di estinzione biolo
[i] Ehrlich P. e Harte J., 2018, Pessimism on the food front, Sustainability 2018, 10(4), 1120; https://doi.org/10.3390/su10041120
[ii] FAO, 2013, The youth guide to biodiversity, Youth and United Nations Global Alliance (YUNGA)
[iii] Ceccarelli S., 2016, Mescolate contadini, mescolate. Cos'è e come si fa il miglioramento genetico partecipativo, Pentàgora edizioni
[iv] ISPRA, 2010, La conservazione ex situ della biodiversità delle specie vegetali spontanee e coltivate in Italia, Manuali ISPRA 54/2010
[v] ISPRA, Vulcano G. e Ciccarese L., 2017, Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali. Sintesi del rapporto tecnico, R 267/17 ISPRA
[vi] Dwivedi S. et al., 2017, Diversifying Food Systems in the Pursuit of Sustainable Food Production and Healthy Diets, Trends Plant Science 2017 Oct; 22(10):842-856, https://doi.org/10.1016/j.tplants.2017.06.011
[vii] IPES-Food, 2016, From uniformity to diversity: a paradigm shift from industrial agriculture to diversified agroecological systems, International Panel of Experts on Sustainable Food Systems
[viii] www.semirurali.net
[ix] www.communityseedbanks.org
[x] www.reterurale.it/eccellenze - www.reterurale.it/RapportoNatura2000