Microplastiche, cibo per i pesci
Gli oggetti di plastica impiegano centinaia di anni per degradarsi, e anche allora la plastica non sparisce, è solo ridotta in particelle piccolissime, dette microplastiche più piccole di 5 mm. Grazie a complessi progetti di ricerca sappiamo che nella pancia dei pesci che consumiamo abitualmente c’è la plastica: una nuova conferma arriva da uno studio condotto da Greenpeace in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova. Dalle cozze agli sgombri, alle acciughe: dalle analisi di oltre 300 organismi rappresentativi di diverse specie di pesci e invertebrati, raccolti nel Mar Tirreno centrale durante il tour “May day SOS Plastica” di Greenpeace nella primavera 2019, è emerso che il 35 per cento di questi aveva ingerito fibre tessili e microplastiche. Un fenomeno che pone molti interrogativi, ai quali ISPRA sta cercando di dare risposte scientifiche. Il fenomeno che minaccia l‘equilibrio dell’ecosistema marino è grave e mette a dura prova la salute ambientale e anche la nostra poiché i rischi e le conseguenze del consumo di pesce contaminato non sono ancora chiari.