Il lupo arriva nell’EcoAtlante
Una nuova storia nell’EcoAtlante ISPRA racconta i risultati del monitoraggio nazionale del lupo con infografiche, mappe e dati che fotografano, per l’anno biologico della specie 2020-2021, consistenza e distribuzione della specie nel nostro Paese.
Dopo un lavoro durato tre anni, i risultati del monitoraggio nazionale del lupo coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ISPRA su mandato del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica sono disponibili nell’EcoAtlante ISPRA, il portale tematico che permette di scoprire, visualizzare e condividere le informazioni ambientali nazionali e locali da pc, tablet e smartphone.
La stima del numero di lupi a scala nazionale viene restituita in mappe che si colorano seguendo le sfumature della probabilità di presenza. Sono solo alcuni dei risultati finali di un lungo processo che è iniziato nel 2018 con un convegno preparatorio, seguito dall’istituzione di un gruppo di studio di esperti nel 2019 e finito nel 2022 con i risultati delle analisi statistiche sui dati raccolti. Nel mezzo tantissime attività e la campagna di raccolta dei segni di presenza della specie, avvenuta tra ottobre 2020 aprile 2021 in un’Italia deserta, sospesa a volte irriconoscibile e incredula per gli effetti della pandemia.
Negli 85000 km percorsi a piedi alla ricerca delle “tracce”, due volte il giro della terra, 3000 persone tra esperti faunistici, ricercatori, dipendenti di enti locali, parchi nazionali e regionali, volontari, cittadini hanno intrecciato conoscenze, passioni, appartenenze differenti, saperi, dialetti, paesaggi ed orizzonti d’Italia. Il lupo, evocativo, sfuggente, capace di provocare sentimenti contrastanti, a volte radicali ci viene restituito in una fotografia con i contorni definiti da dati e metodi propri della ricerca scientifica che ora sono pubblici e fruibili da tutti.
Il lavoro di questi quattro anni, un piccolo tassello nel mondo della ricerca pubblica, forse servirà a far scendere il lupo dal palcoscenico involontario di notorietà e sensazionalismo in cui è stato confinato e farlo tornare ad essere quell’animale selvatico su cui abbiamo ancora da studiare per sviluppare azioni sempre più efficaci di conservazione e coesistenza con gli uomini, mitigando i conflitti ad esso collegati.
Foto: A. Calabrese