Intervenire nell'agroecosistema
Nei territori ampiamente antropizzati il problema della ricostruzione di reti ecologiche si pone in primo luogo nelle zone non edificate in prevalenza destinate ad un uso agricolo o forestale.
I principali ecomosaici di riferimento saranno costituiti quindi da insiemi di tessere di vegetazione naturale (di varia estensione) sparse in un "mare" di aree coltivate di varia natura.
I possibili interventi sono:
- all' interno di aree coltivate a seminativo lasciare piccole isole o strisce di "colture a perdere", possibilmente di natura differente, al fine di offrire zone per la riproduzione e la nidificazione di varie specie animali;
- favorire le coltivazioni di prodotti biologici, nei casi d'uso di sostanze di sintesi, è buona norma mantenere non trattata, almeno la fascia di terreno contornante gli appezzamenti coltivati;
- consentire l'erpicatura dei pioppeti, frutteti e vigneti solo nei mesi di marzo ed agosto;
- evitare l'aratura precoce delle stoppie e, per le coltivazioni a grano, orzo e segale, procedere alla semina e al taglio di erba medica prima dell'aratura autunnale;
- ritirare (ogni 5-20 anni) i terreni dalla produzione agricola ed impiantare prati polifiti (erba medica, trifoglio incarnato, trifoglio violetto, veccia villosa, favino, pisello da foraggio) soggetti ad un unico sfalcio annuale (fine settembre-inizio ottobre);
- riposo colturale (set-aside), tali zone dovrebbero essere di limitata estensione (0,5-1,0 ha) e distribuite sul territorio a macchia di leopardo;
- realizzazione di piccoli specchi d'acqua, anche non permanenti, in zone agricole, con funzione di miglioramento e riduzione della banalizzazione territoriale degli agroecosistemi intensivi;
- ricostruzione di acquitrini e boschetti igrofili;
- realizzazione di siepi e fasce tampone boscate, lungo fossati e corsi d'acqua anche con funzione di produzione di biomasse legnose.